martedì 11 marzo 2008

Avevano il loro bosco.




Non appena tutti e tre furono sulla vettura s’accesero una sigaretta, e s’avviarono verso il bosco con l’autoradio a tutto volume. Proprio Franco propose agli altri d’andare nel bosco di leccio vicino al campo sportivo, e gli amici accettarono di buon grado. Giunsero rapidamente sul posto e, dato che da diverso tempo non vi andavano, furono sommersi da una marea di ricordi. Quando erano bambini, infatti, percorrevano insieme quelle strette stradine tra le rocce, immaginando di vivere epiche avventure. Avevano costruito delle casette di legno sopra e sotto diversi alberi, in cui vi andavano durante i loro irrequieti anni scolastici per sfuggire alla noia delle lezioni e dei professori. Una di queste piccole strutture in legno si trovava proprio sull’orlo di un pericoloso precipizio. Dato che si trattava della più grande casetta che avevano costruito, decisero d’andare là. Per arrivarvi passarono per uno stretto sentiero tra i cespugli, e rividero tutti quei luoghi che durante la loro infanzia erano stati teatro di passatempi e battaglie. Ammirarono la grande pianta forata nel mezzo, che quando giocavano a nascondino diventava il luogo in cui dovevano stare coloro che erano stati scoperti. Videro con piacere anche l’inquietante grotta e le grandi pietre lisce su cui s’adagiavano per abbronzarsi, o magari organizzare tutti insieme qualche audace bravata.
La casetta era stata costruita quando frequentavano ancora le scuole medie, aprendo con difficoltà uno spazio tra i rami e innalzando dei bassi muretti con le pietre. Nel mezzo dello spiazzo, proprio tra i muretti, erano stati posti tre grandi massi che fungevano come sedie di un rustico salotto. Su queste pietre c’erano alcune scritte, forse di qualche solitario ragazzino che là aveva trovato un posto tranquillo dove andare. A parte questo particolare, poco era cambiato durante gli anni. L’unica nota stonata era una strada edificata qualche anno prima, che tagliava a metà quella bella parte del “loro” bosco. Per fortuna lo scempio era distante qualche centinaio di metri dal luogo in cui ora si trovavano… Quell’angolo della loro infanzia s’era fortunatamente salvato.
Qualche metro più in là, proprio sull’orlo del precipizio, c’era una piccola terrazza naturale. Da quel punto si potevano ammirare l’intera valle, e l’azzurra striscia del mare. La sera, quando erano bambini, dopo aver trascorso tutto il pomeriggio a zappare e lavorare, spesso si fermavano in silenzio a guardare quello spettacolo completamente esausti… I tre ragazzi si sedettero, e si rividero nuovamente intenti a trasportare una pietra o a scavare qualche inutile fosso. Era passato molto tempo ma i ricordi erano ben chiari nelle loro menti. S’accesero una sigaretta e parlarono delle memorie comuni, deridendosi per ciò che avevano detto o fatto.

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