giovedì 20 marzo 2008

La cultura della vendetta


Salvatore rifletté sui tanti episodi di violenza che aveva visto o sentito raccontare nel suo piccolo paese. Aveva ascoltato tante storie brutali, molte delle quali gli erano state narrate da suo nonno e dai suoi vecchi zii come se fossero delle gioiose favole. In queste zone molti banditi del passato sono ricordati con profondo rispetto, ed esaltati per il loro coraggio. Le gesta di fuorilegge senza scrupoli sono descritte in svariati libri, che possono essere comprati in qualunque libreria dell’isola. Le loro efferate gesta sono decantate come Omero lodava quelle d’Ulisse.
In una terra come questa, isolata e sfruttata per secoli, il saper rispondere adeguatamente ad un’offesa è considerato come qualcosa di sacro, e guai a chi volta le spalle alle provocazioni. Forse le ragioni di questa “cultura della vendetta” sono legate all’abbandono dell’isola da parte dello Stato, che durante i secoli è stata selvaggiamente deturpata dagli invasori. Alle istituzioni, così, si è inevitabilmente sostituita la giustizia privata, secondo una versione ampiamente ripetuta dagli esperti criminologi. Questa arcaica subcultura è giunta sino ai giorni nostri, anche se il benessere, l’informazione e l’istruzione ne hanno mitigato gli impatti sociali. In una buona parte della popolazione delle zone interne, tuttavia, ne sono evidenti le ripercussioni, che ancora condizionano sotto diversi aspetti le piccole comunità.

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