Quando Salvatore aveva quasi sette anni, il Sabato sera la madre lo portava in Chiesa con la sua centoventisette rossa. Si fermavamo prima a prendere la zia, poi andavano a rivolgere una preghiera al Signore insieme a tante altre donne anziane, eternamente vestite di nero. Salvatore s’annoiava per gran parte della celebrazione ma non quando si trattava di cantare, cosa che faceva con impegno ed impetuosa passione. Il suo canto preferito era “Nella casa del Signore” e qualche volta, dopo averlo intonato a voce altissima, la madre e molte di quelle signore erano solite fargli i complimenti. Finita la funzione era gentilmente accarezzato da decine di mani, mentre la madre chiacchierava con i parenti in una lingua misteriosa. Dopo i convenevoli salivano nuovamente sulla centoventisette, per fare le consuete fermate nell’asettica farmacia e al piccolo negozio di zia Assunta per la spesa.
Il periodo del catechismo per Salvatore fu piuttosto frustrante. Oltre a non comprendere i passi del Vangelo, (ad ogni modo, non si sforzava minimamente di farlo…), non sopportava la brutale autorità delle catechiste, che lo trattavano quasi sempre con durezza. Certo, lui aveva la sua parte di colpe, essendo sempre stato un bambino che mal sopportava gli ordini, in particolare quello del silenzio. Le catechiste talvolta lo picchiavano, e ciò non faceva che aumentare il suo cieco rancore per quel posto.
I bei ricordi di quelle ore erano legati alle partite di calcio che lui e i suoi compagni organizzavano nel vicino campetto dell’oratorio. Questo era più che altro un rettangolo di cemento ai cui lati stavano due sgangherate porte in ferro, ma che a quei bambini bastavano per divertirsi prima e dopo il catechismo. Se la lezione era alle quattro del pomeriggio, loro giungevano là alle due e qualche volta ci restavano anche dopo l’inizio della lezione. Spesso, se la partita era particolarmente avvincente, continuavano a giocare sino a quando l’insegnante non li “convinceva” con imprecazioni e la bruta forza delle minacce…
Il periodo del catechismo per Salvatore fu piuttosto frustrante. Oltre a non comprendere i passi del Vangelo, (ad ogni modo, non si sforzava minimamente di farlo…), non sopportava la brutale autorità delle catechiste, che lo trattavano quasi sempre con durezza. Certo, lui aveva la sua parte di colpe, essendo sempre stato un bambino che mal sopportava gli ordini, in particolare quello del silenzio. Le catechiste talvolta lo picchiavano, e ciò non faceva che aumentare il suo cieco rancore per quel posto.
I bei ricordi di quelle ore erano legati alle partite di calcio che lui e i suoi compagni organizzavano nel vicino campetto dell’oratorio. Questo era più che altro un rettangolo di cemento ai cui lati stavano due sgangherate porte in ferro, ma che a quei bambini bastavano per divertirsi prima e dopo il catechismo. Se la lezione era alle quattro del pomeriggio, loro giungevano là alle due e qualche volta ci restavano anche dopo l’inizio della lezione. Spesso, se la partita era particolarmente avvincente, continuavano a giocare sino a quando l’insegnante non li “convinceva” con imprecazioni e la bruta forza delle minacce…
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